Associazione Amici della ferrovia Genova-Casella

Ricordi su Emilio Cogorno

Ricordo n.1

Emilio era un amico. Un buon amico. Nel senso che era proprio “buono”, una di quelle persone con una visione positiva, ancorché malinconica, della vita. Mica lo trovi facilmente uno così.
Emilio aveva un senso estetico non comune, che accompagnò tutta la sua opera, dal lavoro allo studio di Genova, una città che conosceva così bene da divenirne una delle sue memorie storiche. Sapeva cos’era l’armonia, concetto, anzi, sentimento, che lo pervadeva, e che lui riusciva a mettere in tutto quello che faceva, fosse il disegno di un edificio, un viaggio con gli amici o la cura di quel piccolo angolo di paradiso che era la sua casa con giardino in via Romana.
E sì perché Emilio, Genova, aveva contribuito a disegnarla, plasmarla, trasformarla, talora disegnando semplici edifici, come la villetta davanti alla casa in cui abitavo quando ci si frequentava, talora inventando complementi di arredo urbano che ai tempi erano iconici, come i “funghetti” posti agli incroci per il ricovero di quelli che allora si chiamavano Vigili Urbani. Per non parlare di un famoso grattacielo del centro, o di un altrettanto famoso parcheggio.
Emilio era un Geometra, in effetti, ma proprio la sua creatività lo portò a lavorare con agli architetti più celebri del tempo, facendo lui stesso, di fatto, l’architetto. E infatti conosceva ogni dettaglio, ogni particolare di Genova, perché spesso lui stesso aveva lavorato ad uno degli elementi che lo componevano. Come quella volta che ci fece fare una “scorciatoia” passando per il Centro dei Liguri spiegandola con un semplice “la conosco perché l’ho disegnata io”.
Emilio era una persona che apprezzava l’impegno, e lui stesso ne rappresentava un esempio: già presidente di una pubblica assistenza, quando entrò nell’associazione Museo Nazionale dei Trasporti diede un contributo importante nel valorizzare numerosi veicoli, facendone i disegni. E quante risate: della nostra piccola compagnia (spesso eravamo in tre), lui era il più grande ma riusciva a divertirsi anche più di noi.
Emilio amava i tram, che lui chiamava “i dranvài” perché spesso la sua “t” si trasformava in “di”, con un accento genovese caratteristico che “i-un cuerto qual senso” lo rendeva unico.
Emilio amava anche la Guidovia della Madonna della Guardia, e infatti ci aiutò a scrivere il primo articolo pubblicato su una rivista amatoriale, prova generale dell’ottimo volume e successiva ristampa aggiornata che l’impareggiabile Claudio Serra, pubblicò. Inutile dire che Emilio, a Claudio, voleva un gran bene.
Emilio amava i trasporti pubblici perché amava il territorio genovese e, da esteta qual era, aveva una visione molto chiara di cosa fosse l’armonia, quell’equilibrio fra verde e case, strade e crœxe, veicoli e uomini, che caratterizzò la Genova ante 1950. Poi fu la cementificazione, l’eliminazione dei tram, la demolizione di interi quartieri, e lui questa cosa la criticò con garbo e acume, anche nei suoi due libri di memorie: “Viaggiando e ricordando per Genova e dintorni” e “Da Borgo Pila al fantasma del trenino”. Due veri affreschi della Genova quella bella. Quella in armonia.
Emilio amava la Ferrovia Genova-Casella, sua coetanea, e non poteva che essere fondatore dell’Associazione Amici Ferrovia Genova Casella, che riunisce amici e sostenitori di tale ferrovia.

(Alessandro Sasso)


Ricordo n.2

La mia passione per i treni ed il mondo dei trasporti nasce verso la fine del 1988 allorquando mi ammalai di varicella e, per trascorrere a casa il tempo della malattia, i miei mi comprarono alcune riviste periodiche sul tema. Mi appassionai moltissimo all’argomento dei trasporti tanto che decisi di associarmi al Gruppo Fermodellistico Genovese (GFG) che all’epoca aveva sede in un appartamento nei fondi di via Bassano 7, nel quartiere genovese di Oregina. Al GFG ebbi modo di conoscere alcuni appassionati che, oltre ai plastici e ai treni, si interessavano ai trasporti pubblici urbani, cosa che mi sconvolse perché credevo di essere l’unico a Genova ad interessarmene. Oltre agli altri, conobbi in particolare Alessandro Sasso ed Emilio Cogorno con i quali stretti subito profonda amicizia.
Emilio Cogorno era un grande appassionato di ferrovie a scartamento ridotto e di Genova, tanto che avevo collaborato con lui in un progetto per la costituzione di un Museo della Città che poteva avere sede negli spazi del Porto Antico. Questo Museo avrebbe dovuto raccogliere i materiali documentaristici e fotografici dello sviluppo della città della Lanterna, in particolare del Novecento.
Tanto era forte l’amore per la nostra città che, insieme ad Emilio, ci associammo al Museo Nazionale dei Trasporti ed organizzammo alcune mostre sulla storia del tram a Genova, rispettivamente presso il Centro Civico di San Fruttuoso e l’Università Popolare di Sestri Ponente. Queste mostre richiamarono una notevole vastità di pubblico e rimarcarono la dimostrazione di quanto potrebbe essere utile ed interessante ancora oggi costituire il succitato Museo della Città.
Oltre al tram di Genova di cui si parlava spesso durante i nostri incontri, una delle passioni di Emilio era la Guidovia per il Santuario della Guardia di cui, grazie anche ai ricordi e ai disegni da lui realizzati, nel 1996 scrissi il volume “Una guidovia per il Santuario”.
E la ferrovia Genova-Casella, miracolosamente salvata dagli scempi dell’epoca, che considerava un po’ un fiore all’occhiello per Genova, costituendo la gita fuori porta per eccellenza dei genovesi nei fine settimana.
Con Emilio andammo più volte insieme a ripercorrere il percorso della guidovia, chiusa all’esercizio nel 1967 come ahimé tante altre piccole ferrovie secondarie, e sulla ferrovia di Casella. Su quest’ultima era davvero affascinante ascoltare i racconti di Emilio relativi alla sua infanzia estiva negli anni Trenta a San Lorenzo di Casanova quando in lontananza vedeva arrivare il trenino a Campi e suo padre che scendeva per raggiungere casa; ai ricordi di Achille (Chille) Cappanera, capostazione di Campi; alla macchina a vapore ricoverata a Vigomorasso ed utilizzata, oltre che per i lavori di costruzione, anche per il trasporto degli sfollati durante la seconda guerra mondiale.
Insomma, era appassionante stare con Emilio, oltre che come amico, anche come profondo conoscitore di Genova dalle centinaia di aneddoti che aveva sempre da raccontare, tanto che insieme ad Alessandro Sasso, avevamo simpaticamente deciso di istituire il gruppo Emilio Cogorno Fan Club dall’affezione che avevamo verso di lui. Mi ricordo che una sera a casa mia invitammo Emilio e ci presentammo tutti con la maglietta che tuttora conservo e che riportava un suo ritratto con la scritta del gruppo in suo onore. Scoppiammo tutti dalle risate, per primo lui.
A seguito del sensibile calo di utenza nel corso degli anni Novanta, nel 1998 Emilio ci propose di istituire un gruppo che sfociò in una vera e propria associazione, gli Amici della Ferrovia Genova Casella. Aderimmo tutti e ci recammo da un notaio per costituirla con lo scopo di promuovere la ferrovia tra il pubblico attraverso l’organizzazione di gite, la realizzazione di un calendario annuale illustrato e l’allestimento di mostre fotografiche.
Oggi l’Associazione è cresciuta e molto conosciuta anche all’estero, grazie a Emilio e ai numerosi soci iscritti che, con l’opera di assoluto volontariato, prestano il loro tempo libero per mantenere uno dei più belli gioielli turistici di Genova.
Ciao Emilio!

(Claudio Serra)


Ricordo n.3

La nostra Associazione, costituita nel 1998, è stata originata da un’idea del socio fondatore e primo presidente della stessa Emilio Cogorno, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente sin dai primi anni novanta.
Parlare di Emilio, per me, è parlare di un carissimo amico, di cui sento tuttora la mancanza, malgrado siano passati diversi anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2016. Ricordo ancora vividamente quando ci incontrammo la prima volta, nella sede del Gruppo Fermodellistico Genovese - GFG.
In quella occasione, si presentò nella ns. sede un signore distinto, sulla sessantina, statura medio- piccola, capelli brizzolati e un forte accento genovese...Era stato già socio del GFG all’ epoca della fondazione (1952!), poi se era allontanato e ora, anche a seguito di maggiore disponibilità di tempo, in parte liberato dagli impegni professionali, aveva deciso di rientrarVi.
Dopo le varie presentazioni e convenevoli (assai sintetici, in verità, secondo il ligure costume...), la discussione virò inevitabilmente su treni e trenini e qui, stupore!! Ci rendemmo conto che le nostre passioni in merito erano coincidenti: ferrovia Genova Casella, tram di Genova, Guidovia del Santuario della Madonna della Guardia, ferrovie a scartamento ridotto. All’ epoca (e in un certo modo anche adesso), mi arrabattavo a recuperare disegni e foto dei mezzi in servizio e non sulle reti citate (purtroppo, solo la FGC era ancora in attività per quanto attiene al Genovesato), per passione e per ricavarne, con le mie modeste capacità, un qualche modello che le case produttrici mai avrebbero preso in considerazione; a un certo punto, cominciammo a parlare delle mitiche “littorine”, ossia del tram Genova serie 900, e dei carrelli di cui era dotato, di cui ero in possesso solo di foto più o meno sgranate, riportate su alcune pubblicazioni. In un attimo, Emilio prese carta e penna (era sempre dotato di una penna con gommino e inchiostro cancellabile, perché voleva che i suoi disegni fossero il più possibile realistici) e, oplà! Tempo due minuti ed il carrello e relative balestre era rappresentato, in una bozza perfettamente intelligibile!
Rimasi veramente stupefatto e mi invitò a passare a casa sua dopo poco tempo, per approfondire i nostri argomenti; lì, mi si scoprì un mondo di disegni tecnici, sia sulla FGC che sui tram genovesi, che fino ad allora avevo sognato, come impianti fissi, rotabili di ogni genere, edifici, piani di stazione....Inutile dire che, vedendomi così colpito ed entusiasta del suo lavoro, pensò bene di fare copie di quei disegni (molti aventi formato paragonabile a quello di un quotidiano) e di regalarmele, malgrado le mie insistenze per pagare almeno la tipografia.
Andammo insieme, diverse volte, ad eseguire rilievi in linea in FGC ma non solo; ricordo anche una gita a Ranco, al museo allora gestito dal Prof. Ogliari, in cui ci dedicammo anima e corpo al rilievo dell’automotrice 1 della Guidovia della Guardia.
L’ attività di Emilio non si limitava al solo disegno, ma anche alla pubblicazione di libri e ricordi sulla “sua” Genova e sui trasporti di cui era stato testimone. Probabilmente, per aver trascorso, in precedenza, anni di volontario nelle Pubbliche Assistenze, aveva una capacità di coinvolgere nelle sue iniziative di appassionato chiunque condividesse la passione per la ferrovia...e così, nacque l’idea di incontrarci tra appassionati, ogni secondo mercoledì del mese, alla stazione FGC di Manin, per scambiarci notizie e chiacchierare un po’ della nostra amata ferrovia.
L’ Associazione nasce da qui, da questi primi incontri del tutto informali; Emilio aveva visto giusto e con lungimiranza aveva intuito la possibilità di fondare un’associazione, che potesse svolgere, ovviamente con il consenso della Direzione FGC e nei limiti delle proprie competenze, un’attività di supporto alla ferrovia, specie in quei settori o lavorazioni che sarebbero rimasti inevitabilmente indietro per ragioni di spazio e di tempo. Inoltre, intuendo il potenziale turistico di FGC, avremmo potuto svolgere funzioni di accompagnatori e di “ciceroni” per i viaggiatori.... e così fu! Ma l’Associazione non era solo lavoro, ma soprattutto divertimento; non posso dimenticare tanti treni speciali riservati, gite con iniziative collegate, treni fotografici, più o meno con utilizzo a rotazione di tutti i rotabili disponibili..., insomma, annoiarsi con Emilio era davvero impossibile!
Mi piace immaginarmelo adesso, mentre ci guarda da lassù, magari al finestrino della C22 – carrozza bar FGC -, borbottando bonariamente qualche critica sul nostro operato, su qualcosa che si doveva fare e non si è fatto, ecc. ecc....caro Emilio, come potremo mai dimenticarti?

Ciao Emilio!
(Stefano Barbieri)

Ricordo n.4

Che dire di Emilio?
Tante cose si potrebbero raccontare, della Sua cultura e passione per Genova, per i tram e per tutti i mezzi di trasporto caratteristici che nella sua lunga vita ha visto, studiato ed apprezzato.
Lo conobbi nel 1992 ad una mostra di modellismo, dove avevo esposto il plastico riproducente un tratto della ferrovia del Tenda e alcuni modelli della FGC.
Ricordo che, in compagnia di Alessandro Sasso, interessato da questi modelli, si avvicinò e mi chiese, in tono burbero ma curioso: “Ma Lei dove ha trovato i disegni?”. Gli risposi che li avevo rilevati personalmente, fatto che lo colpì parecchio, considerando che ero un ragazzo di neppure vent’anni.
Fu in quell’occasione che mi propose di partecipare alla fondazione di un’Associazione di appassionati della FGC e da quella prima volta iniziarono gli incontri ogni secondo mercoledì del mese: l’Associazione era nata e con lei iniziarono le sue attività.
Fra le molteplici attività dell’Associazione, non posso dimenticare la realizzazione dei calendari fotografici, che consegnavamo con Emilio in compagnia di Agostino Crosetti, uno dei soci fondatori, o i bellissimi treni sociali sulla FGC, con tanto di pranzi sempre a tema ligure a Sardorella, a cui Emilio teneva parecchio, grazie anche al supporto della cara moglie Gabriella, sempre presente al suo fianco.
Personalmente Emilio mi ha aiutato nella realizzazione di alcuni miei plastici, aventi come tema la FGC e la Guidovia della Guardia, fornendomi i disegni e io ho fatto altrettanto: nella sua bella casetta aveva progettato e stava realizzando un plastico ispirato a Genova con i tram e con la FGC e, con grande entusiasmo, l’ho aiutato nella realizzazione di quest’opera, che però è rimasta incompiuta.
Ma tornando alla Guidovia, durante la realizzazione del mio plastico, sono stati preziosi i suoi meravigliosi disegni, realizzati dalla sua abilissima mano, ma ancor di più i suoi suggerimenti e perché no? Anche le critiche, ovviamente costruttive!
D’altronde io ero troppo giovane per aver visto funzionare la Guidovia, Emilio mi indirizzò nel migliore dei modi e di questo ne sono grato.
Mi piace ricordare un episodio simpatico ma significativo: stavo realizzando il fabbricato della rimessa delle automotrici, che presentava il tetto piano.
Appena finito, glielo presentai; Emilio si complimentò per la realizzazione, ma mi fece notare, con i suoi occhi azzurri penetranti, che la copertura del tetto, riproducente la catramatura, per quanto molto realistica e ottimamente riprodotta, non corrispondeva alla realtà storica dell’edificio, in quanto lo stesso presentava invece delle piastrelle in calcestruzzo.
E così mi toccò rifarlo, riproducendo una ad una le piastrelle, ma così il risultato fu coerente con il reale.
Anni dopo, ormai nel nuovo Millennio, durante la costruzione del mio attuale plastico, riproducente una ferrovia ambientata nel Meridione d’Italia negli anni ‘50, nel realizzare i fabbricati di stazione, dal tipico tetto piano, mi sono ricordato del suggerimento di Emilio e delle sue piastrelle!
Emilio, a distanza di anni, hai ancora ragione!
(Diego Ricci)

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Ciao Emilio!